Papa Francesco come Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra”. Durissimo appello di Bergoglio all’Angelus per la pace in Siria. Il Papa ha fatto sue le parole che il predecessore polacco, esattamente dieci anni fa, pronunciò alla vigilia della guerra in Iraq. “C’è un giudizio di Dio – ha gridato con forza Francesco – e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire”. Per questo motivo il Papa ha indetto per il prossimo 7 settembre, vigilia della natività della Madonna, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero perché “l’umanità – ha spiegato Francesco – ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di pace“. Dalle 19 alle 24, ha annunciato il Papa, “ci riuniremo in preghiera in piazza San Pietro in spirito di penitenza per implorare il dono della pace. Chiedo alle Chiese particolari sparse nel mondo di fare lo stesso”.
Dopo l’appello per la Siria pronunciato già domenica scorsa all’Angelus, il Papa si è fatto “interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità con angoscia crescente: è il grido della pace“. “Vogliamo essere – ha affermato Bergoglio – uomini e donne di pace. Vogliamo che in questa nostra società dilaniata da divisioni e conflitti scoppi la pace. In questi giorni – ha confidato il Papa – il mio cuore è profondamente ferito per quello che sta avvenendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo – ha affermato con forza Francesco – un forte appello per la pace. Un appello che nasce dall’intimo di me stesso”.
“Quanta sofferenza – ha aggiunto Bergoglio – quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi nella martoriata Siria. Pensiamo a quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro. Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche. Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi. Non è mai – ha chiarito il Papa – l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come a un fratello e di intraprendere con coraggio la via del negoziato. Esorto – è stato il nuovo appello di Francesco – la comunità internazionale a promuovere la pace in Siria con il dialogo e con il negoziato. Non sia risparmiato nessuno sforzo per garantire assistenza a chi è colpito da questo conflitto”.
Nell’Angelus di oggi il Papa non ha voluto commentare il Vangelo del giorno e ha scelto di dedicare tutto il suo intervento a questo forte appello per la pace. Ieri mattina, nella sua residenza di Casa Santa Marta, Francesco aveva ricevuto i vertici della segreteria di Stato con il “premier” uscente Tarcisio Bertone proprio per valutare l’opportunità di pronunciare questo durissimo appello nell’intento, anche attraverso i canali diplomatici della Santa Sede, di scongiurare l’attacco militare americano in Siria. Già domenica scorsa il Papa aveva sottolineato che “non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo”.
Intesa la partecipazione dei tantissimi fedeli presenti oggi in piazza San Pietro con i quali Francesco ha voluto pregare la Madonna “regina della pace”. Sul volto insolitamente scuro di Bergoglio era visibile la preoccupazione per la gravità della situazione internazionale. Immagini che richiamano alla mente quelle del 16 marzo 2003 quando Giovanni Paolo II, dalla stessa finestra del Palazzo apostolico da cui ha parlato oggi Francesco, rivolse al mondo il suo grido: “Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la Seconda guerra mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: mai più la guerra!”.
Twitter: @FrancescoGrana
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