Accogli questo mio
bacio nell’azzurro
manto che ti
ricopriva o dolce infanzia
e lascia ch’io ti
dica che tutti furono un
sogno dentro al sogno
quei miei giorni;
e tuttavia, se le speranze racchiuse
dentro al sogno
magico, che stritolavano
il mio cuore e la mia
mente, in immagini
d’amore universale e
battiti di pace,
volarono via nel
sospiro di un momento
dentro pareti d’ansia
e di calcestruzzo;
nello sbattere
violento dell’infante
volto contro una
realtà irta e aspra,
scomparendo in un
abbaglio e niente
altro che potessi
toccare con le mani.
Sto nel fragore nebbioso
e acre
di un lido ormai
preda di risacche;
stringo nel lume dei
ricordi la voce
di mia madre, unico e immacolato
valore della mia
fanciullezza, che
ancora oggi bussa
rumorosa alle
mie stanze,
sopraffatte dal quieto
spessore del
riverbero familiare,
nel giocare della
vita che muta
gli equilibri e mai
finisce di
mostrare nello
specchio del sole
ciò che vediamo e ciò
che sembriamo
nell’aria densa di
emozioni a
ricordarci che siamo
stati bambini.
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