Vedo nell’aria chiara
il diffondersi
d’Italico loco
e ancora parmi sentire dentro
l’udito e nella
memoria, gli
antichi dolori e le
gesta eroiche
a colpi d’arma e di
baionetta.
Sul colle più alto, sventola
sopra un’asta, un pezzo di
stoffa tricolore, identità d’una
nazione l’andare e lo
svolgere
la vittoriosa
resistenza e nella
storia la giustizia
fu coscienza.
E nel silenzio tutto
sembra
prendere perfetta
forma, la
voce è suadente,
parlano
il mare, il cielo, la
libera terra
e mi riconosco in
mezzo a
tanti come me, a chiedere perdono.
Italia nostra, Italia
mia, che di
quel dolore ancora
oggi porti
la piaga che
stritola, le pareti
del processo, il
prato verde
della fucilazione, il
fosco treno
delle deportazioni e
della morte.
Ed io che so dai
libri, a quel pensiero
nella platea di oggi,
ho come un
dolore che fitto mi
preme
dentro e mi sconvolge
per il
soffrire che prova
l’anima, fra
disperazione vera e sgomento.
Poi la terra mia
lentamente è
affiorata dalla
morte, superstite
bellissima, avvolta d’amore
con tutta la stupenda
gioia
di biancheggiare
nella luce
di una avvenente alba
di pace.
Grazie vecchia mamma
di
nome Italia, per l’amore donato
ai miei fratelli che
mai potrò
conoscere e dire
grazie; alzo
gli occhi e sul colle
più alto,
vedo sventolare il
tricolore.
Nessun commento:
Posta un commento