E resto qui, seduto, ad ascoltare
il mare, vuoto di malizia e d'ogni
grumo d'agave sorgiva.
Nel vento si disperde il mio
pensiero e l'occhio spazia
l'orizzonte calmo dietro ansie.
Non vedo ombre austere calarsi
giù dai precipizi antichi
sopra sciami sempre uguali.
La mente ritorna ai primi passi
ai loghi dolci del nido tiepido
stanco solo di voci tremule.
Un attimo, sibilo sottile taglia
l'aria, sconcerto pianto dirotto
sale dalla giugulare agli occhi.
E affoga questo senso dentro
squarci di terreno molle anche
se non piove ormai da tempo.
Tendi la tua mano all'orizzonte
intelligibile e violenta al murmure
profondo di un dolore mai sopito.
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