giovedì 7 febbraio 2013

Il Vesuvio e il monte Somma di Marco Bruni



S'erge dal mare
nella corazza sua di lava nera,
come un ciclòpe solo e incollerito;
il cielo azzurro offusca,
ammorba l'aria con l'alito pesante
e il Monte Somma
l'abbraccia, irato ed abbagliante.
Non un fiore, rallegra i suoi deserti fianchi
che il Vesuvio ha cosparso di ceneri
e di impietrita lava,
lembo estremo del sotterraneo fuoco
del suo inesausto grembo,
al cui splendore rilucono
Portici e la marina a tratti,
Napoli, pomice d'oro, ogni mattina.
Ed anche Margellina al sol scintilla
mentre all'ombra della somma cresta,
ecco, Sant'Anastasia ancora brilla.
Struggente canta il mar la ninna nanna:
dorme Castellamare,
s'appisola Pompei,
veglia Ercolano.
Tra dissepolti fiori, sparsi tra gli anfratti
del lavico bagliore,
ronza l'ape, lieve svolazza una farfalla.
Lassù sul Monte Somma
la brezza marina dolcemente spira;
scintilla a valle, fra i mirti ed i cespugli di ginestra,
l'ultimo sole che già nel mare muore.
Poi, ecco la sera all'improvviso arriva:
splende nel cielo, la falce dorata della luna.
Tace silente e dorma la montagna sotto un manto di stelle
e il mar gli fa cornice con l'onde sue argentate 
e inanimate.

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